Il mondo di D'Annunzio: temi, forme, valori

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Centro Nazionale Studi Dannunziani

Atti del 40° convegno nazionale di studi, Pescara 24 -25 ottobre 2013

Presentazione di Dante A. Marianacci

Credo sia il caso che io mi presenti, per quelli che in questa sala non mi conoscono. Mi chiamo Dante Marianacci, sono attualmente vicepresidente della Fondazione Tiboni per la cultura e da un paio di settimane sono rientrato in Italia, dopo un tour piuttosto lungo, durato trent'anni, in giro per il mondo. Ho il piacere di portarvi i saluti del Presidente, Edoardo Tiboni, che tutti conoscono e che è l'ideatore, il fondatore  e il promotore delle tante manifestazioni che si sono organizzate e si organizzano su iniziativa della nostra Fondazione e delle sue collegate – Associazione Culturale Ennio Flaiano, Centro Nazionale di Studi Dannunziani, Istituto Nazionale di Studi Crociani,  Istituto Multimediale Scrittura e Immagine - , come, tanto per fare l'esempio più conosciuto, i Premi Internazionali Flaiano di Letteratura, Teatro, Cinema e Televisione. Riguardo agli eventi organizzati dal Centro Nazionale di Studi Dannunziani, fondato da Edoardo Tiboni nel 1979, siamo ormai giunti alla quarantesima edizione dei convegni dedicati al Vate. James Joyce, grande ammiratore di D'Annunzio, almeno di un certo D'Annunzio, aveva una particolare predilezione per il romanzo Il fuoco, e giunse ad affermare che lo scrittore abruzzese era l'unico narratore in Europa capace di scrivere romanzi. Questo lo disse, però, quando era ancora molto giovane, comunque prima di scrivere il suo capolavoro, L'Ulisse. E Joyce disse anche, molti anni più tardi, riferendosi a se stesso, che i critici avrebbero dovuto impiegare tutta la loro vita per comprendere appieno i suoi libri. D'Annunzio, invece, si accontentò di dire che gli studiosi avrebbero incominciato a capire la sua opera dopo settanta anni dalla sua morte. Ne sono trascorsi settantacinque, e forse è giunto il momento di fare un meditato bilancio. Il nostro Centro, e i tanti illustri studiosi, italiani e stranieri, alcuni dei quali molto assidui, che ringraziamo per essere presenti anche in questa occasione, ha in un certo senso anticipato i tempi e sin dalla sua fondazione ha cercato di dare il proprio contributo, sempre di alto livello scientifico, per una migliore conoscenza dell'opera di D'Annunzio in Italia e nel mondo. Anche chi vi parla ha cercato in questi ultimi trent'anni di farlo meglio conoscere all'estero, in particolare nelle sedi in cui si è trovato ad operare - sempre in collaborazione col Centro Nazionale di Studi dannunziani e il Ministero degli Affari Esteri - con l'organizzazione di vari convegni, perfino con la rievocazione, nel 2008, del volo su Vienna, in collaborazione con l'Associazione Fly Story, con l'esibizione di una decina di aerei che hanno solcato, questa volta in nome della cultura, il cielo della capitale austriaca. L'ultimo evento è stato un convegno, anzi una settimana di eventi al Cairo, dedicata a D'Annunzio e ai rapporti culturali italo-egiziani a cavallo tra Ottocento e Novecento, che includeva anche la presentazione della prima traduzione realizzata per l'occasione, in lingua araba, del celebre componimento dannunziano "La pioggia nel pineto". Mi sembra importante il tema della promozione e della conoscenza di D'Annunzio nel mondo, perché credo che oggi, per ragioni che non possiamo qui approfondire, ancora permangono in certi paesi vecchi stereotipi.
Il tema di questo convegno sicuramente rappresenta  l'inizio di un nuovo e impegnativo discorso, e dobbiamo l'idea del progetto al Professor Pietro Gibellini, che saluto con affetto e che tra poco terrà la relazione introduttiva. Concedetemi anche di salutare il Professor Giorgio Bárberi Squarotti, grande amico del nostro Centro, che ho avuto il piacere e l'onore di ospitare in diverse parti in giro per il mondo. Dicevo dell'inizio di un discorso perché, come giustamente si è sottolineato, mentre per Dante c'è un'Enciclopedia dantesca e c'è anche un Dizionario dantesco, quest'ultimo pubblicato negli anni Sessanta, credo nel 1965, a cura di  Giorgio Siebzehner-Vivanti, che tutti abbiamo consultato - a quei tempi non c'era Internet, - di D'Annunzio mi pare non ci sia ancora e questo convegno potrebbe rappresentare  l'inizio di una catalogazione per voci di una Enciclopedia dannunziana, che speriamo si possa poi sviluppare. Lasciate che saluti anche gli altri relatori presenti, che parleranno questa sera, Mario Cimini, Raffaella Bertazzoli, Lorenzo Braccesi, Raffaella Castagnola e gli altri che parleranno nelle prossime due giornate: Simona Costa, Giovanni Isgrò, Elena Ledda, Lisa Ciccone, Alessandra Giappi, Mariarosa Giacon, Maria Teresa Imbriani, Andrea Lombardinilo, Attilio Mazza, Mirko Menna, Gianni Oliva, Marco Presutti, Antonio Zollino, Maria Giovanna Sanjust e Walter Tortoreto. Uno speciale ringraziamento a Milva Maria Cappellini, per l'infaticabile lavoro di coordinamento di queste nostre giornate. Vi ricordo, prima di dare la parola al Prof. Gibellini, che questa sera, alle ore 21.30, come omaggio ai convegnisti e a tutti coloro che vorranno essere presenti, la Scuola di Teatro del Mediamuseum terrà lo spettacolo "Processo a D'Annunzio!"


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